Samb, condannati ad amarti
San Benedetto del Tronto, 4 Aprile 2019 – Novantasei, questo è il numero delle candeline che spegne oggi l’amata di ogni persona che è entrata almeno una volta allo stadio “F.lli Ballarin” o al “Riviera delle Palme”. Basta una volta, un sentirne parlare o solo vederne una partita per innamorarsi di una squadra che ha trasformato un borgo di pescatori in una delle realtà più importanti dell’Adriatico.
I marinai tornavano a casa dal duro lavoro e appena sbarcati, dopo aver salutato i cari che li aspettavano sulla sponda, si recavano al campo sportivo per seguire le sorti della squadra della propria città. Un amore viscerale, quasi catulliano, come se oltre al mare e alla Sambenedettese non ci fosse nient’altro di importante. Una passione così forte che oggi, a novantasei anni di distanza da quel 4 Aprile 1923, viene rinnovato ogni domenica, sia se essa giochi tra le mura amiche o a centinaia di chilometri di distanza. I sambenedettesi sono particolari, sono irascibili, sono emotivi e agiscono di impulso; molti condannano il loro comportamento ma è solo perché non si rendono conto di cosa sono veramente questi rivieraschi: sono solamente innamorati, innamorati pazzi della loro squadra del cuore e di quei bellissimi colori.
Innumerevoli sono le gioie che la Sambenedettese ha dato e darà ancora. Molti di noi tifosi non le hanno nemmeno vissute ma quando vengono raccontate, i discepoli di questa fede rimangono attoniti dalle mille imprese che essa ha compiuto e dai numerosissimi problemi dai quali è uscita con dignità. La Samb in fondo non è altro che una “Fede” e sarà sempre professata come lo era nel 1923 lo è oggi a quasi un secolo di distanza. Mettetevi l’anima in pace: siamo condannati ad amarti.
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